giovedì 12 aprile 2012

Di monaci a passo d´oca e sinapsi sconclusionate

Ancora provata dall´interminabile digestione post-pasquale e dallo schock climatico (dai 20 gradi padani, e perfino un lieve rossore cutaneo dovuto all´esposizione ad addirittura un intero pomeriggio di, odino odino, sole!).

Sono sommersa da post-it che mi ricordano cosa devo fare: lavorativamente, domesticamente (nella mia nuova tana si sta davvero bene, tuttavia un tocco di personalismo non guasta, come dimostrano i 20 kg di chincaglieria trascinati da brava sherpa per la cittá dopo averli sbarcati via EasyJet), burocraticamente. Settimana prossima avró il battesimo medico, sfoggeró per la prima volta la mia lucente tesserina sanitaria crucca. Devo ancora, peró, notificare la Bella Italia che sono un expat, nonché farmi certificare"non piú romana cattolica" per evitare le decime a fine mese.

Dunque. Oggi al corso di crucco pagato da papá Checca (il CEO, 3 ore a settimana) abbiamo imparato espressioni colloquiali con animali. Tema che adoro, una ridda zoologica che molto puó dire circa il retroterra culturale di chi la usa.

E naturalmente, io non potevo esimermi dal qui pro quo linguistico. Alla frase "i monaci entrano nel tempio a passo d´oca", mi sono subito chiesta (ad alta voce, giusto perché ho dei neuroni duri d´orecchio) se fossero tonsurati ariani. Per me la Gänsemarsch sta sotto la voce "Hitler" sin dai tempi degli schemi di quarta elementare.

Dallo sguardo attonito della professoressa, capisco che il passo dell´oca non é, come ho sempre creduto, una traduzione dal tedesco. In un nanosecondo, dei monaci in fila indiana (perché semplicemente questo vuol dire) mettono in crisi una nozione che davo lapallissianamente per scontata. (Per inciso, noto che la mia sintassi oggi é piú farraginosa del solito, finiró per parlare come Google Translate, ovverosia miscelando a caso dosi a caso di lingue a caso).

Peraltro, pare che "in fila indiana" sia il solito retaggio post-colombino: i nativi americani marciavano uno dietro all´altro per confondere le orme.

Il passo d´oca, infine, qui sichiama "Stechschritt", "il passo dell´aculeo, bello dritto ed inflessibile.
Poiché le mie sinapsi non pare procedano in fila indiana (o "walk in a line", prosaici anglofoni), concluderó traducendo a spanne un estratto delle dichiarazioni di Eichmann al suo processo. Ieri era l´annniversario, e non potevo non meditarci sopra.


"Sono colpevole di essere stato obbediente. La mia colpa é di aver ottemperato al mio obbligo militare, al mio giuramento di fedeltá. Era la classe dirigente, di cui io non ho mai fatto parte, a dettare gli ordini. è alla classe dirigente che si devono imputare le atrocitá commesse contro le vittime. Ma fra le vittime si annoverano anche i subalterni. Io sono una di queste vittime. Il mio ideale di vita, come mi hanno insegnato fin da bambino, é sempre stato il desiderio di seguire principi etici. Da un certo punto di vista, lo Stato é colpevole di avermi indotto a rinunciare all´integritá dellß etica per accettare una moralitá relativa"

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