sabato 13 ottobre 2012

Sole

Il sole a Berlino, di questi tempi, è come un’oasi fresca nel deserto. Per cui stamattina, appena sveglia, non me lo sono fatto sfuggire, e con la scusa di sbrigare qualche ordinaria commissione mangereccia, mi sono messa in marcia, testa alta quasi a bermeli, i raggi. Ho lasciato la bici a riposare, per oggi, per prolungare il contatto col sole, mi sentivo una lucertola in libera uscita. Le ho promesso, tuttavia, di tornare con un cavalletto nuovo fiammante, per riscattarla, dopo mesi, dall’andatura claudicante.  
Andando a caso mi sono imbattuta, finalmente, in una Bäckerei artigianale. Di panetterie industriali ce ne sono innumerevoli in città: Kemps, Crobag, Havel e che so io. Tutte col solito cappuccino che sa di risciacquo della lavastoviglie (non so se l’abbiate mai provato, il risciacquo, intendo), e dolci con la glassa plastificata e un sapore medio tutto uguale. Ora,  io coi dolci non ho né arte né parte: se non altro perché millantando di preparare un tiramisù da leccarsi i baffi, ho propinato ai miei coinquilini una variante molto eterodossa. Mi ero giusto scordata un dettaglio: il mascarpone. In sostanza, gli ignari, ma ingordi coinquilini si sono sbafati un budino di uova crude, cacao e savoiardi del Lidl. Non pare abbiano accusato salmonella.
Comunque. Ogni tanto, la mattina, il Naschkatze che è in me non miagola più, ringhia. Qui il goloso, di fatti, è un “gatto che spizzica”. Orbene, inseguendo l’imperativo categorico katziano, sono finalmente capitata in una botteguccia anonima, dall’insegna sbiadita. Il turco che la gestiva si divideva tra bancone poco rifornito e forno sul retro. Perfetto. Niente Qual der Wahl (tortura della scelta), pochi gusti per i croissant e qualche altro dolce, alcuni turchi, altri international. Agguanto il mio Marzipancroissant e dazu un cappuccino. Non è proprio da manuale, ma le mie papille hanno un momento di estasi al sapore di caffè vero.
Pagato con pochi spiccioli il buon incipit di giornata, la mia fortuna è sfacciata. A fianco della Bäckerei c’è una libreria di seconda mano. Una stanzetta afosa, senz’aria, dove si affastellano libri ovunque, non ci si può girare senza urtarne uno. Si trovano romanzi rosa in edizione economica accanto a edizioni illustrate di Dostoevskij, poi c’è il reparto “Berlino” con guide ed itinerari scritti 50, 60, 100 anni fa. I classici della letteratura tedesca sono in versione senza copertina, con caratteri gotici e note a margine in matita, talvolta, vecchi manuali scolastici fanno capolino dagli scaffali insieme a guide di cucina.
La mole di libri attutisce i rumori del traffico sulla Greifswalder a pochi metri. Non so quanto sono restata a rovistare tra gli scaffali, in un tetris di volumi senza troppo ordine. Il libraio fa lo stesso in qualche angolo sul retro, non sembra curarsi delle mie pericolose giravolte zainomunite che potrebbero far crollare le pile di libri sul pavimento. A occhio non arriva ai 40 anni, dolcevita nero d’ordinanza, ciuffo scuro su occhio chiaro, smilzo. Sarà l’ambiente, ma mi sembra che abbia lo sguardo perso, che rincorre qualche fil rouge della sua immaginazione, insomma che non potrebbe avere altro aspetto, se non quello che ha, come fosse un dandy appena abbozzato dalla penna di un Wilde arrugginito.
B. è con me a rastrellare libri, lo convinco a intascarsi “Il nome della Rosa” e il libraio intavola una discussione sullo stile di Eco. Fuori l’autunno sembra tergiversare, le foglie già rosse e vorticanti nell’aria per oggi sembrano fuori luogo, con il cielo terso e una luce troppo intensa per essere autunnale. Per un euro e 20 ci portiamo a casa una borsa piena di libri, alcuni magari resteranno a far polvere per anni, altri probabilmente non riuscirò a finirli per ostacoli linguistici. Eh sì, perché metà dei libri in vendita costano 1 E al chilo: il dandy li impila su una bilancia da cucina e fa i calcoli a matita su un pezzetto di carta, quasi fosse un profumiere con preziosi ingredienti, chino all’ombra della sua bottega.
Ma mentre il fruttivendolo per strada cerca di appiopparmi imperdibili zucche di stagione, non posso che sorridere al fine settimana che mi strizza l’occhio promettente. Uscirò più tardi per mantenere la promessa fatta alla bici.

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