martedì 15 novembre 2011

WG: Wivere in Germania


Vivo in un WG. Un WG è una Wohngemeinschaft, ossia una comunità abitativa.

Il crucco medio a 18 anni abbandona il nido domestico per passare ad un WG. Verosimilmente ci resterà per svariati anni, pur cambiando abbastanza spesso composizione (i coinquilini) ed ubicazione. Di solito il crucco non è più un Wegaro quando trova la dolce metà che, eventualmente, resterà tale a vita, oppure quando intasca abbastanza soldi per permettersi una casa tutta sua.
Ma alle volte, pur accasato e ben stipendiato, continuerà a subaffittare una camera, forse per la nostalgia della bella, ruggente età dell'oro giovanile.

C'è un Hauptmieter, cioè un locatario principale, di solito l'inquilino finanziariamente più solido. Poi ci sono gli Untermieter, come sono io qui, che pago la mia brava quota all'Hauptmieter. Il mio affitto è warm (caldo), ovvero comprende le bollette. Fosse kalt, dovrei computare ulteriori esborsi per ritardare la morte per assideramento.

Cercare un WG è sempre un'esperienza interessevole, ma sfibrante, che finora sono sempre riuscita a sfangare, grazie a passaparola tentacolari e una dotazione di natiche non indifferente.
Computer alla mano, si cerca un annuncio o lo si mette. La prima fase è tutta uno scartabellare le mail: dove abitare, con quante persone, uomini o donne, ammobiliato o meno, per quanto tempo. La concorrenza è feroce, almeno a Berlino: la città è un vortice umano in continua evoluzione, per uno che parte, dieci ne arrivano.
Poi c'è l'interview. Può essere a tu per tu coin i futuri, potenziali coinquilini, o di gruppo. Quella di gruppo (per sentito dire) la immagino parecchio provante. Gli astanti ben sanno di essere in lotta per accapparrarsi l'ambito WG, eppure come a Miss Italia devono dar mostra della loro simpatia, pena l'esser scartati per carenza di affabilità. Le domande che circolano sono da manuale: uno spruzzata di anagrafe più qualche retaggio di corso di lingua. I tuoi hobby, il tuo colore preferito, la tua vacanza ideale. Altre volte la scrematura dei candidati segue percorsi imperscrutabili, chiedendo saggi in cucina piuttosto che la recita di barzellette. O ancora, i futuri coinquilini devono essere vegani, gay, seguire la Bibbia. Alle volte tutte queste e cose insieme.

Del resto, sotto lo stesso tetto si dovrà vivere più o meno a lungo. A me è stato riservato il lusso di un'intervista a tu per tu, con tanto di caffé bollente (seppur annacquato) alla mano. Una domenica pomeriggio qualunque, J, J e N valutano la mia compatibilità con il loro microcosmo domestico. Io gioco con nonchalance, sorrisone a 32 denti e qualche battuta sulla mia italianità. Esame passato. Dopo una settimana, sono ufficialmente colei che sostituirà l'uscente J., 6 mesi in Australia: sono la Mitbewohnerin e ho 2 Mitbewohner.

Il contratto (che nel mio caso è solo orale) prevede sempre una cauzione, per fidelizzare il novello Wegaro alla sua nuova abitazione. La camera da letto è strettamente personale, quando la porta si chiude, il confine è invalicabile. Il resto è in comune: bagno, cucina, e se ci sono, balcone e salotto. La norma aurea della libertà che finisce dove  comincia quella altrui qui è tangibile: serve sincronizzarsi la mattina per l'uso del bagno, usare a rotazione lo stendino, prodigarsi per un minimo di cassa comune.
Noi abbiamo un barattolino di ex Gummibaerchen in cui ognuno mette il suo obolo, e una serie di post it sul frigo per segnalare quando le riserve di pasta, detersivo o carta igienica raggiungono la soglia di guardia.

Funziona piuttosto bene, ogni WG si olia man mano, e di norma i crucchi sono pragmatici e flessibili. Ieri, in cambio di una lasagna, J. ha revisionato da cima a fondo la mia bici (in prestito) un po' claudicante. Trovare un biglietto sulla pentola che annuncia che gli spagehtti palliderrimi e scotti sono dotazione della comunità è sempre toccante.
C'è chi stabilisce i turni di pulizia in maniera equivocabile, chi come noi fa alla bisogna.

Altra nota, esistono gli Zweck-WG. Per me restano solo un mito antropologicamente interessante. Sono quei WG dove avere lo stesso tetto sopra la testa non comporta nulla. Nessun vincolo umano, teoricamente, lega gli inquilini, ognuno fa da sé e la casa è un insieme di mura e assi che ripara dalle intemperie, luogo di ristoro e catarsi biologica e nulla più.

Le avventure di un italico in un WG sono sempre degne di una piccola caricatura, visto che al cosiddetto "Hotel Mama" noi tendiamo a restarci molto più a lungo, ignorando le sfide giornaliere che una lavatrice lunatica pone, o la desolazione da tundra del frigo vuoto la sera, quando si vorrebbe solo poter addentare la prima cosa edibile in circolazione. Inoltre, ogni WG ha delle sue regole non scritte, dei sincronismi che, se si inceppano, possono davvero rendere la vita grama.

Nelle prossime puntate, le prossime mie cavolate. Sperando di non averne molte, da raccontare.

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