mercoledì 28 marzo 2012

Meditazioni marzoline in clima novembrino

Ci sono 7 gradi e il cielo é color epatite, il pallore del sole si fonde con il grigio delle nuvole e sembra di stare in uno di quei quadri dipinti fra le due guerre, con un malessere sottese nell´aria, non manifesto, eppure percepibilie. Io mi ostino, tuttavia, a sfoggiare magliette da gaio marinaretto, attenendomi al calendario e incurante dei segnali del meteo.

Ieri ho inaugurato il balcone e, poiché “Nur ein Schwein trinkt allein“ („soolo un maiale beve da solo“), mi ci sono molleggiata con B. e il mio coinquilino. Decifrare l´accento tremendo di D., che parla a velocitá supersonica e molto di piú della media crucca, é impresa ardua per I miei neruoni, specie a fine giornata, e specie alla fine di una giornata densa come quella di ieri. Lavorando in un job centre, dove l´umanitá piu´varia é obbligata a recarsi in caso di disoccupazione, ha una collezione di CV e lettere di presentazione che mi mostra tutto beato. E visto che „in der Kürze liegt die Würze“ („Brevity is the soul of wit“), abbiamo incoronato vincitore chi scrisse “non ho mai lavorato né ho particolari abilitá, ma poiché non ho scelta e devo mandare una lettera di presentazione, la scrivo e spero Iin una pronta risposta”.

Certo la vista sul nostro bel balcone non é caraibica, ma un po´di human watching risulta, comunque, antropologicamente sfizioso. Abito a 200 metri dalla stazione della S Bahn, dunque da un paio di fast food, un kebabbaro,  uno Späti. Duecento metri piú avanti cé una lingua di verde, velleitariamente battezzata “parco” e dedicata ad un eore comunista, la cui mastodontica testa scoraggia I visitatori sin dalla strada .


Stamattina, maledicendo la giornata novembrina, sono pure incappata in una scontrosa guardia che presidiava l´amabasciata turca, a 500 metri dal mio ufficio. Senza proferir verbo, mi ha intimato di pedalare a distanza dall´entrata, sis a mai che tenti di stendere qualche pezzo da novanta con la mia gazzellona arrugginita, che peraltro continua a darmi grattacapi.

Infine, un articolo in cui sono incappata per caso, ma che non puó che empir d´ebrezza il mio ego: per coloro che non possono bearsi del crucco, si tratta di una ricerca che proverebbe come I mangiatori di cioccolato siano vittime solo a parole di un girovita oltre misura,  in realtá non ci sarebbe correlazione fra introiettamennto hardcore del cibo degli dei e la ciccia. Per cui (oggi sono in vena di sistematizzazione delle perle crucche che raccolgo qua e lá), potró crogiolarmi da brava “Naschkatze”, cioé golosona, che qui ha a che fare col gatto.

Quindi, in sostanza, I bei felini sono al maschile I postumi da sbornia, al femminile gli irriducibili del dolce. Non per niente sono battezzata e confermata gattolica, come diceva il buon e giá citato Giorgio Celli.

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