lunedì 5 dicembre 2011

Di toscanici buki e altre spalmabilitá

Prima al lavoro e oggi la mia capa é a Bruxelles. Direi che me la prendo molto comoda, e senza rimorsi.

Domenica casalinga per il mio WG: eravamo tutti provati da una notte con svariati gradi in corpo e pochi fuori. L´unica che ha messo il becco fuori casa sono stata io, in coma profondo ho elargito perle di grammatica italiana e tradotto "Le Nozze di Figaro". Dovevo avere una sí fresca cera, che il mio amabile studente mi ha impedito di tornare a casa in bici.

Cosí ci siamo spalmati sul divano, gentil presente di qualche amico che, alla soglia dei 40 anni, fa la classica cruccata del "mollo tutto e me ne vo", partendo in bici per la Papuasia con due barrette di muesli e del mercurio cromo. Il trionfo del pranzo domenicale crucco.

So che starete cercando di indovinare il menú. A casa padrona incontrastata della tavola sarebbe stata la polenta, nei casi piú disperati una pasta raffazzonata all´ultimo momento. Qui non abbiamo una tavola, solo un mesto tavolino da the Ikea usato.

Orbene, l´apice del brunch domenicale berlinese é....siori e siore rullino i tamburi...il Brötchen. Il panino.
E qui lo spalmabile é un´arte, ci sono talmente tante cose spalmabili, che uno dovrtebbe dotarsi di polsiera per potersele gustare tutte senza acciacchi.

Io, sempre con un certo pudore mediterraneo, ho pillucato con parsimonia, sempre diffidente di ció che é molle e , dáltronde, mai grande fan di Kaori e dei suoi emuli (riguardate lo spot e meditate sulla decadenza galoppante, vi prego).
Dunque, cosí a braccio. Non solo hanno il burro, che é lo spalmabile per eccellenza, il substrato sopra cui tutto il resto dei molli si adagia beato. E, tremate, noi avevamo del BURRO CON OLIO D´OLIVA. Cioé questo panetto di burro, presumo danese visto l´imballo con sole O sbarrate, era al sapore di olio. Purtroppo il sistema nervoso era parecchio rallentato, e non ho né documentato con una foto, né riesco a ritrovare l´impervio nome su internet. Ma credetemi, non era un mio incubo. Prima o poi ve lo proveró, anche se non lo porvero´mai, dovessero forzarmici.

Il formagio fresco, poi, puó essere mischiato con qualunque cosa. Due esempi, fra gli svariati (e tutti piuttosto sulle note dle puzzolente andante):
- il BRESSO, una versione locale del kaoriano Phildadelphia

e...
il BUKO TOSKANA. Vai a spiegargli cosa significa "buco", per i toscani. Per loro "buko" evoca la scioglievolezza di un pessimo formaggio con pomodori secchi, un impiastro rosino che fa imbnizzarrire le mie pupille ed ermeticamente chiudere le mie papille.

Discorrendo con C., collega ed amico altrettanto espatriato, (lui ha scelto l´Oltralpe), si ventilava l´ipotesi di riciclarci come consulenti di nomi italiani. O sono solo io che non mangerei mai "Buko" e "spagetti Alfredo" di marca "Miracoli" in un ristorante chiamato "Bella mamma" sfoggiando un abito "Vero Moda" menrtre sorseggio un cappuccino "Gianni"?

Tra un prelibato boccone e l´altro, ogni tanto perfino i miei criptici coinquilini hanno proferito verbo. Peraltro, il composto, elegante N., la sera prima ha appeso una bottiglia di champagne alla porta, non riesco a capire perché. Poi se la sono scolata a colazione, dopo essersi addormentati vestiti sul divano, coi rispettivi letti a 5 mt massimi di distanza. Cosí J. ha cominciato a ripetere in loop "gato", "gato", "gato" perché la parola gli piace e gli viene da ridere. Poi si ´cimentato, col mio puntuale aiuto, in una sintassi un po´piú ardita, cosí il jingle é diventato "il gato sudato su deto", che sarebbe "il gatto é seduto sul tetto", tradotto a insistente richiesta sua. Voi immaginatevi un crucco di due metri, il giorno dopo una sbronza epica, che gira per casa in braghini corti mentre voi siete omino Michelin, che biascica come una beghina in chiesa "gato sudato su deto" e poi "gato seduto sul pesce". E poi, ebbro di giuoia, lo ripete in crucco, cosí il gatto divente "katze", e l´omofonia salta alle orecchie. Uno dei miei pochi, ma fedeli lettori, avrá un déja vu di un ospite random crucchissimo, zero melanina esaltata da una felpa verde mela elettrico che, in uno zozzo bar orobico ha passato ore a cinguettare ubriaco "machina di cermania, questa machina di cermania", indicando fiero un origami fatto con i tovaglioli.

In tutto questo scempio domenicale, i non battezzati coinquilini miei hanno acceso la seconda candela dell´Avvento, e in generale amano spegnere le luci e mangiare al soffuso lume di candela. Sospetto sia per pagare meno la luce, son piu tirchi di me, ma se non doveste piú avere mie nuove, potrei essere novella pulzella, avvinta dal rogo prenatalizio.

Mi sembra che i tratti salienti del mio ieri siano stati questi. Piú una nuova conquista lessicale, ovvero "vorglühen", letteralmente pre-riscaldare o pre-luccicare, in realtá l´usanza di bere prima dell´apertura ufficiale delle bevute, quello che i colleghi´dOltremanica chiamano, piú sempicemente, pre-drinking.

Ah, il budino di uova crude, zucchero, cacao e finti savoiardi ("biscotti da cucchiaio"=Löffelkekse) é stato ingurgitato, senza nemmeno troppe remore. ´
Benevenuto lunedí

Nessun commento:

Posta un commento