martedì 20 dicembre 2011

Divagazioni prenatalizie

Prendi un giorno qualunque prima di Natale. In ufficio cé´giá stata un´ecatombe, personale dimezzato, piovono email di commiato con ghirlande e fiocchi di neve, da chi si eclissa per le feste ed é giá intento a riempire capponi o kartoffeln, a seconda.

Zompetto svogliata tra una mail e l´altra, pilluco qualche notizia dai patri giornali, visito il bagno solo per sgranchirmi le gambe e scambiare deux mots con la collega francese, che oggi ci delizia con resti di quiche. Sono l´unica che non l´ha ancora apprezzata, ergo l´unica che ancora storce il naso per il diffuso sentore di aglio conseguente. Il collega polacco ha avuto il coraggio di mangiarsene un pezzo con the e caffe, manco fosse un cornetto.

RyanAir mi ricorda che devo fare il check-in online, la mia vicina di scrivania scarta i pacchi che ha ordinato online per ultimare la lista dei regali di Natale. Ups. Berlino é capace di risucchiare talmente ogni minuto della mia clessidra, che il capitolo "strenne natalizie" quest´anno giace inevaso. Non so se avró la forza di rimediare, ai mercatini finisco sempre per arenarmi sul Glühwein o per dribblare rabbiosamente frotte di turisti che come pezzi di tetris si frappongono fra le mie ruote e la via di casa.
E poi, a Natale ogni scusa é buona per alzare il gomito: il Xmas party dell´azienda, pletore di colleghi che rimpatriano, nuovi impiegati, i soliti stagisti che se ne vanno.

Il Xmas party é stata un´esperienza antropologicamente sfizievole, e umanamente sfibrante. Basta dire che: free food, free drinking. Serve altro? e l´80% del personale é composto da baldi under 30. Vigeva und dressing code abbastanza rigoroso, anche se mitigato dal poverbiale gusto teutonico per la moda, cosí anche io ho prontamente rimediato una mise da 6 politico, prendendo in prestito una cintura di qua e una calza di lá. C´é stato chi da giorni ha pianificato ogni minuto dettaglio, dall´acconciatura all´abbinamento rossetto-scarpe. Ma a conti fatti, salvo il momento canonico del discorso del capo supremo, che indugia su cifre fintamente rassicuranti, su grafici pompatissimi e prospettive galattiche, tutti si trasformano poi in un branco di locuste fameliche.
Giá dopo mezz´ora si contano le prime vittime dei bagordi: la mia collega francese biascica pericolosamente e bisogna assicurarsi che non batta pacche sulle spalle dei seniors. Quando si apre il dance floor, peró, anche alcuni vertici della scala gerarchica perdono il loro finto aplomb, e cosí con sbigottimento tutto bigotto noto il socio brasiliano (un  piccoletto sui 50) che scondinzola intorno a quelle che potrebbero sue nipoti, calice alla mano e bacino snodato. O ancora la mia capa, monumentale crucca la cui giunoniche gemelle frontali arrivano sempre qualche minuto prima del resto del corpo, che si scatena e, orrore, con l´i-phone scatta foto di chiunque in qualunque posa, e in tempo zero le schiaffa su internet per il pubblico ludibrio. La colelga polacca, formato tascabile e di norma taciturna, tanto che scivola come un´ombra quotidiana, avvolta (ma non troppo) in un sontuoso abito nero, si rivela una provetta ballerina; la collega tedesca, di norma una granitica macchina da lavoro, é imperlata di sudore e a chiunque glir ivolga la parola riesce solo a sbiratare: "hai mica del deodorante?".
Io e le due colleghe italiane siamo la fabbrica delle maldicenze. Per fortuna trovo pane per i miei denti, io che amo affibbiare nomignoli. Direi che quello unanimamente riconosciuto come azzeccaterrimo é "l´ispettore Derrick". E la portatrice é una crucca da manuale, un metro e ottanta di sola forza lavoro, prognatismo terribilmente somigliante a quello di Luca Rigoni del TG5, a riprova della carenza di biodiversitá nel mondo.
Per l´occasione é infilata in una specie di soprabito castigato, da ispettore appunto, e il nome le se attaglia per l´affabilitá. Fortuna che non ci ho a che fare. Voci di corridoio del giorno dopo mi riferiscono di un omaggio che le avrei fatto, cantando la siglia del telefilm mentre saltellavo stile "febbre del sabato sera" dietro di lei.
E sí che dovrei temere gli slanci ironici, giá con il mio integerrimo coinquilino N devo sempre mettere i sottotitoli se non voglio crisi diplomatiche.

La fabbrica della maldicenza, tuttavia, si rivela anche un´ottima unitá di pronto soccorso. Qualuno cade a terra, avvinto da Bacco e funesti pensieri personali, qualcun altro non ritrova le sue scarpe. L´apice é la collega spagnola, lei uguale a Nightmare before Xmas, tutta occhi e ossa, che é appollaiata come un torvo corvo alla reception e  ha perso ogni facoltá di parola, salvo di inveire in castigliano stretto. Non ritrova le chiavi del gaurdaroba e l´inflessibile reception rifiuta di consegnarle giacca e borsa, visto che pare abbia giá tentato al fuga con piú di un capo non suo. Evito di addentrarmi nei dettagli, ma l´epilogo é: l´unitá di crisi italiota resta di veglia fino alle SEI E MEZZA.

Alle 10 trascinarmi al corso di italiano é una sofferenza che, ne sono sicura, mi garantisce un´ipoteca sul regno dei cieli. Le mie lezioni consistono nella traduzione live di testi di opere liriche, quindi devo masticare italiano poetico dei secoli andati. Ma il bello é che il mio diletto studente é un violinista romeno, per cui i miei disumani sforzi di trasformare il tutto in tedesco devono poi passare per i dizionari romeni. In realtá, almeno quando ho alle spalle congrue ore di sonno, mi piace molto, e oltre ad essere la mia gallina dalle uova d´oro, il signor L. é davvero un ligio ed appassionato studente.

E dopo la divagazione, torno al giorno prenatalizio qualunque, ovvero ieri. Ma per dichiarare che, fortunatamente, ogni tanto mi tocca rivedere i miei cliché sui tedeschi, perché ho passato al serata con due esponenti assolutamente simpatici e piacevoli, cosa piú unica che rara. M & W mi sovrastano di troppi centimetri perché io mi senta a mio agio, ma sanno cosa significhi "fare battute" e non mi viene da controllare l´orologio ogni 10 minuti, nella speranza che sia giá l´ora di levare le ancore. Dopo la catartica bionda iniziale, ci dirigiamo ad un posto che, almeno per me, é molto berlinese. E´un circolo dárte, come lo chiamano qui: un edificio poco pretenzioso, direttamente in un parco vicino casa mia, dove strampalati musicisti, pittori e cos´altro hanno messo insieme le loro baracche e dato vita a un paio di cinema indipendenti e due sale concerto. Afro-americani appena sbarcati a Berlino improvvisano del free-style con accompagnamento di percussioni varie, nessuno ci obbliga a pagare né ingresso, né consumazioni. W&M mi insegnano pure molti modi di dire, peccato non avere a portata di mano carta e penna, visto che i neuroni sono provati dalla cronica mancanza di sonno.
Addirittura M, che agli esordi di questo blog mi aveva invitato a deliziarmi con dei Wurstel, e si era quindi aggiudicato d´ufficio il soprannome di "wusterone", mi racconta una barzelletta dove il wurstel é esattamente cio che qualunque burlone, doppiogiochista italico pensa. COn buona pace dei miei fidi, accademici lettori che giá ai tempi paventavano metafore gastro-anatomiche.
Peraltro, infaticabile mediatrice, M sto cercando di intrecciarlo con la collega francese. Resta l´arcano di come vendere me stessa, ma la mia agenzia matrimoniale é ormai un´attivitá ben avviata.

Ultima postilla: ho pericolosamente constatato un segno di inequivocabile, seppur solo incipiente, germanizzazione: ogni volta che non capisco qualcosa/non sento/non colgo una battuta proferisco un cacofonicissimo "häää?" senza aggiungere altro.
Pota, é cosí.


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