Genio e sregolatezza, amara nostalgia e irriverente
ironia, panni sciaquati in Arno e polenta e pica sö, i suoi cerchi alla
testa e i tanti colpi alla botte.
Il fil rouge del libro di davide "il rosso" (di pelo e, si vocifera,
anche di cuore) parte dai suoi risvegli quotidiani in un paesello della
Bassa Bergamasca e si snoda fra rotonde prese male, gite fuoriporta á la
piero angela, compulsivo zapping serale alla ricerca di un Silvio che
(forse) non c' é piú. Poi si crogiola come un gatto nel paese delle
meraviglie dei banchi di scuola, cui sorride sornione acciambellato
sulla cattedra, ma che, in barba agli 'anta alle porte, sente ancora un
po' come la cesta dove trovar rifugio.
Rosso come il drappo del torero, da "happyfanie" non riuscirete piú ad
alzar lo sguardo, e finirete trafitti da sagaci frecciatine semiserie,
come nemmeno i messaggi dei Baci Perugina.
<!-- ilmiolibro.it minireader --><div id="minireader-1442133941323"><a title="Happyfanie - Davide Ferrari" href="http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1156151/#!"
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Ferrari</a><iframe class="minireader_iframe_embed" src="http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/static/resources/minireader/reader.html?bookId=1156151&start=1"
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mercoledì 30 settembre 2015
martedì 1 settembre 2015
Di scivoloni linguistici
„Volksetymologie“ o, piú
nostranamente, paraetimologia, é l‘altisonante termine tecnico con cui si
designano i tentativi di dar significato ad una parola sconosciuta ricorrendo
alle conoscenze che giá si hanno. Per quanto mi riguarda, quando mi metto a
scrivere (o dovrei dire digitare?) in tedesco, significa compitare
correttamente quanto appreso per tramite delle orecchie, spesso ingannevoli e
malandrine Di solito basta il correttore automatico di Word per evitarmi il
busillis, celeberrimo progenitore degli erroracci (in diebus illis, bisogna
ammetterlo, il T9 non ce l’avevano).
Ma, alle volte, illusa di saper ormai padroneggiare
gli arcani della teutone lingua, mi avventuro impavida a scrivere mail ed sms
senza dar ascolto alle sagge precauzioni dell’era digitale. E finisce, spesso,
che scrivo cose che rispondono a quanto udito alle mie orecchie, e soddisfano
anche i miei occhi, ma non il criterio di correttezza.
Qui un elenco casuale (e
sicuramente parziale):
- - Strebergarten al posto di Schrebergarten:
trattasi
di piccoli giardini (o Kleingärten) raggruppati in una area detta “Kolonie”,
i cui proprietari vivono in abitazioni separate, non attigue. Sono usati come
zona di ricreazione, convivialità e pratica del pollice verde. Ora, il termine
corretto è “giardino di Schreber”, dal nome del presunto inventore (anche se la
paternitá è incerta). Nel mio cervello, tuttavia, il quasi omofono “Streber” ci
sta benissimo: Streber è il “secchione”, colui che si sforza, ergo per me si
tratta dei giardini dove chi di solito lavora di schermo e tastiera si rifugia
in una novella unione col sublime della natura. Mi sbagliavo, ma l´idea
continua a piacermi, e si sa mai che la proponga all´accademia della crusca
tedesca;
-
Tunhalle al posto di Turnhalle:
la palestra. “Turnen”,
a mia insaputa, è il verbo specifico del “fare sport in palestra”. Adesso che
ve l´ho svelato, il gioco è fatto. Ma per me, anche “la halle dove si fa”,
derivato da “tun”=fare, non faceva un(a) piega(mento);
-
Schweinachse al posto di Schweinhaxe: anche qui,
se sapete che “Haxe” è lo stinco, come chiamare uno dei fiori alll’occhielllo
della gastornomia bavarese risulta un gioco da ragazzi. Io l’ho sempre chiamato
“l´asse di maiale”, che se ci si aggiunge una infida L in fondo, diventa l’ascella
di maiale. E non sono sicura che anche quella non sia molto gradita da queste
parti;
-
Kickererbsen al posto di Kichererbsen: i ceci, che
io mangio alla turca come snack , ricoperti di cioccolato. Ebbene, la corretta
grafia ricalca l’originale latino “cicer”, che da queste parti pronunciano “zizer”
(avete mai sentito parlare di Marco Tullio Zizero?) oppure “kiker”. Io ci ho
messo del mio e li ho ribattezzati i piselli (erbsen) del calciatore (kicker);
-
Brüste al posto di Bürste:
esistono tutti e due, il primo significa seni (il plurale di Brust), il secondo spazzola o spazzolino. Ecco, io mi sono proclamata
soddisfatta poiché l’igienista dentale mi ha pulito i denti con “Brüste” e non piú coi malefici laser. Il problema é stato poi spiegare ad un crucco la storia della Minetti.
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