lunedì 27 febbraio 2012

Burrocrazia

Non ascoltare Sonia di „Giallo Zafferano“ é presagio di sventura. Sabato mi sono dilettata in un salame di cioccolato, dolce godurioso che richiede come sole abilitá le stesse che un bambino usa con il pongo.
Tuttavia, le dosi dovrebbero essere rispettate. A mia (solo molto parziale) discolpa, potrei addurre la spartanitá dell´equipaggiamento da cucina a mia disposizione
Risultato : il dolce era davvero buono, ma troppo tardimi sono accorta di giust quei 100 g di burro in eccesso.

La serata di sabato merita una menzione, davvero ricca di emozioni. Burro, birra e giochi in scatola. La prossima volta mi iscrivo ad un club di tombola. La ragazza del mio coinquilino é una fan di giochi in scatola, e dopo un giro di burro e cioccolato ha sfoderato un inquietante « assedio a Catan ». Dopo averlo ribattezzato « assedio a Satan », mi sono defilata, restando ad osservare la concentrazione con cui I teutoni sceglievano la strategia. Ho solo capito che si trattava di conquistare materie prime, una specie di monopoli che ho cinicamente paragonato ad un allenamento per il Lebensraum.

Alla terza birra, annegando nel burro, é stata la volta di memory, e qui non avevo scusa che tenesse. Versione DDR : ognuna delle card rappresnetava un prodotto della Germania Est, piuttosto che uno slogan o un edificio. Inutile dire che la memoria visuale degli individui con cromosoma XX é schiacciante : mi consola il piazzamento penultimo anziché ultimo.

Infine, la triade é stata completata da Scarabeo. Confezionato direttamente dalle sapienti mani della morosa del coinquilino, tesserina per tesserina. Per chiaro svantaggio di partenza, mi sono associata a B. in squadra, e siamo comunque riusciti a perdere. Con mio cocente smacco, visto che, in barba al rispetto sacro che I crucchi mostravano per le regole, ho barato ogni tanto, scegliendo le lettere anziché pescarle a caso. Quando l´ho fatto a memory, palesemente scoprendo 3 carte anziché 2, si é rischiata una crisi diplomatica, giuro.

Oggi il sole splende su una Berlino ancora fredda, ma non ghiacciata. Ho una serie di scadenze lavorative che mi corrodono. E una pervasiva sensazione di pesantezza da eccesso di burro.

Augurovi e augoromi una settimana liscia come burro, magari senza le complicanze digestive associate.


domenica 19 febbraio 2012

di pietas tremagliana, burocrazia, tagli DDR e d'amore

Altro che cervelli in fuga, qui si tratta di stomaci in esilio. I residui neuronici di cui ancora dispongo sono sottochiave, e penso proprio con la panza (nach Bauchgefuhl). Pensavo di proporre alla mia amministrazione comunale un' opzione di tremagliana pietas. Ovvero, dimostrare affetto e generosità ai figli espatriati apendo un conto dove si mettono solo e soltanto beni alimentari da inviare all' estero. In cambio, documenterei verghianissimamente l'uso e l'apprezzamento dei frutti della bontà dei concittadini.
Tutto ciò mi frullava in testa leggendo della prossima riunione dle notiziario del mio borgo padano, e mentre colonizzavo imperiosamente la cucina, estromettendo i due teutoni impigiamati.
La settimana si prospetta, come da copione, densa come il purè di patate che ho infreezerato. Oltre alle solite quotidianità, sto battendo a tappeto il mercato degli affitti e, prova di germanizzazione imperante, ho approntato una teutone tabella dove inserisco pregi e difetti delle case che visito.
Fra i documenti indispensabili, cito quello dal nome più simpatico: Mieteschuldenfreiheitsbescheinigung. Capirete che l'intera questione riesce a turbare anche il buon Morfeo. (Per i curiosi: trattasi di certificare che non ho contratto debiti in terra di Crucchia).

Prima concludere con un accorato appello d'amore, umile, ma spontaneo, mi metto alla pubblica gogna dichiarando (eccolo qui, il virus crucco) di aver (di nuovo) ranzato la chioma da sola. Volevo sbarazzarmi del ciuffone presleyano che ormai mi dava l'aspetto di un pastore bergamasco, e or ami ritrovo ad avere un taglio da cavaliere teutonico o da 15nne della DDR. Saggezza!


L O D E   D E L   R E F R I G E R A T O R E
 Scrigno fedele d’edibil tesori
Troneggi nel tuo lucore
Guardiano fedele di sapori.
Non so se penna ebbe mai l’ardire
Di cantar per te l’amore
Ch’io, umil, mi provo a dire:
come riscaldi stomaco e cuore
Quando di vetusti cibi ridon’i fasti
E risvegli infine appetiti
Chè tuo murmure motore
Abbracciò cornucopie di pasti
Profumi e gusti in te sopiti.
Sia lode a te, refrigeratore
De’mia sopravvivenza signore.

mercoledì 15 febbraio 2012

Gioie padane & un san Valentino da ricordare

E anche nei momenti piú bui (credo che potrei essere la réclame del burn out, come direbbe mia nonna), i raggi padani riescono a scaldarmi i residui di anima. Godetevi la Madonna in bergamasco. (sotto il link)

Valentino non mi é mai piaciuto. Ma quello di ieri credo lo ricorderó per un po´. Il tanto agognato, piú volte cancellato (dopo attese di ore) meeting-cena col CEO supremo ha avuto luogo. La maledettissima checca (perdono, é il contagio padano) ´´e un delirio ambulante, dopo aver blaterato cose insensate e avermi dato 4 pagine di tasks (tutelo la mia privacy, ma insomma chi lo sa apprezzerá l´accoppiata Frau e col mio cognome, Frau FraXXXXXX) e un piano per conquistare il mondo. Fa niente se, intanto, a conquistare il mondo sono stagisti pischelli sottopagati e che sbavano davanti ad un misero piatto di tapas che non vuole arrivare.

Il finale: il CEO se ne va stizzito, dopo aver ricevuto un sms sospetto (ho intravisto un cuore), sbattendo un banconota da 50 sul tavolo. Peccato che con tutti i bianchi che si é trincato, il conto sia esattamente il doppio (alla faccia delle due patate unte e di una fetta di formaggio che ho ingollato fra una scribacchiata e l´altra, sempre deferente). Mah. Fortuna che il progetto di conquista del mondo é almeno interessante, anche se la checca mi ha giá intimato: "se avrá un fidanzato o fidanzata, Frau Fraetcetra, veda che sia in Berlino. Io sono sempre occupato, per cui la vedró di sera tardi o al weekend". Oggi alle 11.00 una chiamata perentoria di una delle milel segretaria mi ha avvisato che quanto da consegnare per venerdí veniva anticipato ad oggi alle 18.00.
Ah, gaudio! Intanto il contratto mica l´ha firmato, il manigoldo. Fortuna che al meeting, e come mio partner in crime, c´é la mitica Jutta "Corvo" (cosí la traduzione del cognome), cimelio della DDR, ma scrigno di saperi atavici. Potrebbe essere una ex sportiva della Germania Est, profilo da poterci arrotare le lame, vestiti ripescati dai cassetti d´oltre Cortina, probabilmente non ha mai saputo dell´esistenza di cose come mascara e gonne. Giá solo per questo ha tutta la mia stima. In piú, é simpatica e promette di essere il miglior motivo per non desistere e sopportare le angherie del pazzo di cui sopra.

Ah, stamattina, mentre arrancavo al lavoro ´spompata (meeting finito a mezzanotte), un impietoso pezzo di ghiaccio mi habucato la gomma. Giusto per movimentare la serata, casomai non avessi anche un a lezione di italiano da fare.

http://www.bergamonews.it/politica/radio-padania-e-la-fede-%E2%80%9Cla-madonna-parla-bergamasco%E2%80%9D-157000

domenica 12 febbraio 2012

di cani arrabbiati e polonofilia

C' e' chi i cani se li mangia caldi, e chi se li tracanna arrabbiati.
Sono a Poznan, la citta' polacca piu- vicina al confine con Wurstiland, che i crucchi chiamano Posen e che i nostalgici rivendicano come teutone. 
A -25 gradi, ci siamo infilati in una piwnica, una birreria tutti cunicoli sotterranei dove suonano solo rock (per gli amanti del genere, provate "Kazik", popolare come Vasco, ma molto piu bilioso e politicamente impegnato). Si sa che e' una fiammella di spirito il miglior antidoto contro gli effetti (siano benedetti) della Torre di Babele.
Orbene, per resuscitare il mio sopito polacco, memore anche di qualche platonico triangolo propinato a schiavi, mi sono conformata ad una delle tante usanze locali in fatto di wodka.

Il cane arrabbiato, appunto: wsciekly pies. Shot di wodka, succo di lampone e ...tabasco. L' effetto e' piacevole e devastante allo stesso tempo, ma le lingue di fuoco di biblica memoria riescono nell' intento di rendermi polonofona, seppur con qualche inciampo. 
Aggiungeteci che costa un pugno di zloty, qualcosa come un euro e mezzo. Cosi come un po' tutto, anche se all' orizzonte si profila la minaccia dell' euro. \

Dovrei, forse, adattarmi anche ad un costume brandeburghese, facendo il weekend oltre cortina (di ferro, non d' Ampezzo) per fare incetta di qualunque cosa (alimentari, vestiti, tecnologia) fino a quando facendo tintinnare la buona moneta da due euro mi fa sentire lo zio d- america.

Prima di avventurarmi fra le nevi per un ultimo saluto alla citta', raccomando agli occasionali lettori di polonizzarsi: sono un popolo ospitalw, simpatico, che mangia bene (anche se non proprio light) e che offre scorci cittadini e paesaggistici che uno non si aspetterebbe.
Inoltre, solo da pochissimi anni e solo nelle citta' piu' grandi comincia ad intrufolarsi qualche straniero, immigrati o studenti che siano, preservando un certo sapore antico, magari non sempre accogliente e liberale, ma comunque interessante.

Un aspetto che mi ha sempre affascinato: c- e una concetrazione di kebab pari a quella di Berlino, ma dietro allo spiedone rotante ci sono biondine con carenza di melanina, e si incontrano parecchi sushi e bistrot, orientali, ma gli occhi degli inservienti sono a mandorla solo per via degli zigomi alti.
Dettaglio, peraltro, che non puo' mancare di solleticare almeno i turisti uomini.

Chiusa finale in onore al mio amore per i treni: Berlino-Poznan e nel mio vagone non solo non c' era il riscladamento, ma andava l' aria condizionata. QUalche vagone piu in la', un gruppetto di ragazzi (naturalmente polacchi), ci ha invitato a non ibernare. Dopo 5 minuti, si andava in giro dividendosi cioccolato e salsicce, sfottendo i pochissimi crucchi presenti, tronfi della nostra cucina e, chissa', di un comune fil rouge catto-asburgico o catto-prussianieaustriaciiequasistes.


martedì 7 febbraio 2012

Delirium papillis

Inutile specificare che non si tratta né dell´accezione monacale, né di quella scimmiesca. La calda, aromatica, dolce bevanda mattutina. Quella schiuma bella compatta in cui si affonda lo zucchero e per cui mille pubblicitá ripropongono la scena del leccaggio baffi, quella tozza tazza che costa piú di quello che vale, il caffé che sa davvero di caffé. Pare non sia vera la vulgata che vuole la panacea frutto fortuito dell´assedio di Vienna (che, invece, pare davvero aver dato i natali all´altro principe del mio gotha della colazione, il cornetto).

Qui il cappucino lo sogno ad ogni ora, segno della incipiente crucchizzazione : non é ortodosso, ma me lo berrei sempre e comunque, incurante dell´etichetta gastronomica (ebbene sí, anche insieme alla pizza, come con scandalo osarono alcune amiche polacche in visita alla cittá del Colleoni). In versione expat recito sempre che solo su due cose gli italiani diventano patriottici : il calcio e il cibo. Ho provato a bere cappuccino in tutti i trabiccoli e bar della zona, ma nada. Tanto latte e poco altro. Il peggio é quando te lo servono in un bicchierozzo di vetro, cosí per berlo bisogna aspettare che si raffreddi e diventa una versione triste del latte e nesquick della preadolescenza.

Ho bevuto capucinos, cappuccinnos, caputscho, di tutto insomma. E adesso, in fase digestiva, le mie papille schioccano invano al ricordo del suo sapore. Forse la scelta culinaria del giorno é stata un po´osé : ieri ho cucinato della carbonara bella pesante, che ovviamente conservata in frigo ed essendo sopravvissuta al tragitto a -20, é risultata essere una mattonella a forma di tupperware, tanto é vero che l´ho tagliata a mo´di fiorentina.
Eh.

Le mie riserve casalinghe di grana si stanno esaurendo, complici quelle locuste dei miei coinquilini. Sono in versione « animale studentesco »  per via della sessione d´esami : mangiano qualunque cosa a qualunque ora, e ovviamente si sentono ancora piú esentati da qualunque attivitá di pulizia. E per settimana prossima prevedono giá di premiarsi con una sessione spinta di party, mi hanno giá informato che potrei trovarmi persone a caso che campeggiano in soggiorno. Lo schema é semplice ed efficace: si beve a nastro, ogni volta a casa della persona piú vicina al club prescelto, dove si va solo pagando l´entrata, uscendo a bere agli späti (negozietti aperti 24h/24), e si dorme solo quell tanto che basta per riprendersi. Ogni volta ci si muove con il kit di sopravvivenza necessario per accamparsi da qualcuno.

Prevedo l´apocalisse.
Mi sento irrimediabilmente vecchia, coi miei sogni di piccoli vizi italici.
Il peggio é che rimarranno tali.

giovedì 2 febbraio 2012

di malinconie proustiane, di Giorgio Celli & malefici prefissi

Vi ricordate il buon Giorgio Celli, quell´anello di congiunzione tra i primati e noi (presunti) sapiens sapiens? Quello che camminava fra tigri ed elefanti e mi ricordava moltissimo il barbuto Marco Polo delle mille lire della mia primissima infanzia, quando mia nonna la domenica mi mandava dal « prestiner » e riuscivo persino a comprarmi una barretta di cioccolato, mentendo sul prezzo delle due rosette che comprava, sempre le stesse, da decadi. E che ben sapeva non essere vittime dell´inflazione. (Poi é arrivato l´euro e l´era del romanticismo é tramontata, insieme alle mie domeniche in cascina, ogni volta che mangio polenta, l´effetto che la madeleine puciata faceva a Proust).

Ecco. Io con Giorgione (ma anche con mia nonna), ci sono cresciuta, sognando, un giorno, di passeggiare anch´io fra fiere digitalizzate in uno studio della Rai, interrogandomi sul perché i coccodrilli piangono.
E adesso me lo immagino che commenta il documentarietto che cercheró di propinarvi.
Perché con -15 gradi alle 8.30 di mattina, si tratta di mera sopravvivenza, le mie energie sono brutalmente concentrate e calibrate, intente nel solo obiettivo di conservare la mia carcassa integra ed intera. Immaginatevi quando sbicicletto alle 18.30, o dopo corsi / lezioni alle 22.00, quando non c´é nemmeno l´illusoria pietá dei raggi di sole e mi sembra che anche il sangue, solidificato, faccia l´effetto di quei tubi della pubblicitá, prima che intervenga Mr Muscolo. (Tutto ció mi rivela fin troppo crudamente quanto il potere della TV sia pervasivo, perfino a me che ne sono stata sempre una cautissima spiluccatrice  che qui manco ce l´ho. Oh,peraltro, la « RAI » di qua mi chiede gentilmente di informare se possiedo apparecchi radio-TV, ho paura che a breve verró prelevata per mancata comunicazione).  

Ogni mattina, a Berlino, una donzella si alza. Sa che dovrá pedalare. Velocemente, per ridurre il tempo di esposizione all´inferno di ghiaccio. Ma lentamente, per non potenziare gli effetti del vento. L´insidia piú tormentosa sono i semafori : beccare un´onda rossa equivale alla morte per congelamento. Avendola il darwinismo cinicamente privata di copertura pilifera adeguata, la donzella adotta la strategia comportamentale conosciuta come « fare il Michelin ». Prima di infilare l´uscita da casa, si infila una calzamaglia aderente, e sopra i pantaloni del giorno,che siano jeans o cos´altro. La tecnica stratificatrice vale anche per la parte superiore del corpo, ad imitazione delle Matrioska. Ogni strato é dotato di cappuccio, e la trinitá di cappucci diventa infine una grazie ad una sciarpona premuta sulla bocca e fin sotto gli occhi. Il colore prescelto é stile Tuareg, solo l´occhio velato di lacrime congelate sbuca, peraltro equinamente impedito nella visione laterale, per la ridotta mobilitá facciale.

I guanti sono essenziali, spessi, perderne uno riduce drasticamente le chance di sopravvivenza. Questo significa che ogni operazione « raffinata » richiede la mano nuda : lucchettare e slucchettare la bici, digitare un numero sul telefono, cambiare musica sul lettore mp3. La mano nuda, tuttavia, perde tutte le sue potenzializá ingegneristiche : il pollice non risulta piú essere opponobile e immancabilmente gli sms finiscono per essere mandati alla persona sbagliata, perché non si azzecca mail tasto giusto. (Le conseguenze sono meritevolissime di riflessione, un ventaglio di situazioni anche kafkiane, alle volte).

Anche il respiro non si deve dare per scontato. Innazitutto, meglio che tutto passi via narici, altrimenti in bocca é come inghiottire in un colpo solo tutto il secchiello del ghiaccio di uno spumante. Inoltre, chi é dotato di occhiali deve stare attentto a non appannarne le lenti, riducendo ulteriormente le potenzialitá visive. In tutto questo, anche i pedoni diventano piú pericolosi, anche loro rimbambiti dal freddo e resi ingombranti da giacche di pelo e stivaloni.

Ieri sera, complice una meta fuori dal moi gps mentale, avevo il solito post-it in mano, con uno schizzo preso da Google Maps. Non vi dico i guaiti che emettevo ogni volta che mi toccava sguantarmi per non frantumare il prezioso, anzi vitale pezzetto di carta. Perdere l´orientamento alle 11 di sera, dopo una cena a base di solo malto, priverebbe il regno animale della biodiversitá che una mia potenziale progenie garantirebbe.

Orbene, il lavoro mi distoglie dai miei umili tentativi di imitare « Il regno degli animali » (si chiamava cosí, vero ?). Ah,che rimpianti, altro che Licia Coló che sgagna un kinder parlando con un koala e con una bambina insopportabile, naturalmente entrambe biondissime e con l´iride piú celeste che si sia mai vista nella intera via Lattea.

Infine, una riga di nuovo consacrata ai prefissi. Che, stavolta sono stati malefici. Lo stesso verbo in tedesco, con davanti « auf » o « zu », significa, rispettivamente « aprire » o « chiudere ». Qualcuno di voi sa che in questo periodo ho fin troppi motivi per avere i neuroni superstiti a funzionamento ridotto, a mia parziale discolpa. Insomma, la mia giunonica capa mi ha chiesto di chiuderle lo zip del tubino (anche se il diminutivo pare davvero uno schiaffo al realismo), che non raggiunge per spiccata tridimensionalitá anteriore. Orbene, convinta che anche lei fosse a piú strati, la cerniera l´ho aperta, sbiottandola di fronte ai colleghi allibiti. CI sono stati due secondi in cui il recuperato barlume di ragione mi ha fatto pensare al ricovero psichiatrico, poi per fortuna tutto é finito in risate.

Dannati prefissi e freddo che mi rallenta il comprendonio.