martedì 26 giugno 2012

calcio, inevitabilmente

Difficile non attenersi alla canonica dose giornaliera di calcio.
Ma, reduce da una tre giorni di toccata & fuga con matrimonio in quel di Dresda, e provata dall'agonia dei 120 minuti più calci dal dischetto, lascerò che siano due scatti a parlare per me, anzi a propiziare il Germania-Italia che qui tanto si teme.
E sì, perchè saremo pure quelli che hanno tacchetti quasi a spillo anzichè tacchetti (con buona pace di Cassano), ma la statistica credo sia chiara e i vari amici crucchi avrebbero preferito avere carne regia in semifinale. Ieri il mio cellulare aveva il delirium tremens, tra sms in uscita ed in entrata per cominciare già a preparare un tifo carico e tamarro per giovedì, con tanto di amici crucchi che faccian altrettanto, seppure a distanza di sicurezza. E' chiaro, bisogna procurarsi degli svizzeri che facciano da cuscinetto, e amgari che distrbuiscnao tavolette di cioccolato agli astanti.
Qui una nave sull' Elba offre romantiche vedute alla...Canaletto. In realtà, il messaggio è chiaro: sicuramente i proprietari sono italiani e vogliono comunicare che Oliver Kahn è ormai solo uno smunto commentatore da studio, e che sopito lui, la porta teutone dovrebbe essere più facilmente violabile. E sperando che il virgulto Neuer sia discepolo discolo, con quell'aria innocente da ragazzotto con sandali e calzino bianco.
E un altro scatto dresdiano, di una targa indubitabilmente appartenente a un sardo il cui cuore batte per il regista Pirlo. Non importa che gli amici teutoni si ostinino a chiamarlo "Andreas" e che le amiche greche o americane reclutate a tifare Azzurri non lo trovino esattamente avvenente.
Con il tabellone che recita: Spagna, Portogallo, Germania, Italia, direi che i portacolori dei Pigs ce l'hanno fatta quasi al completo. Una coalizione fra poveri contro la cancelliera di ferro?

giovedì 14 giugno 2012

Di Ciellini, Wuster e rondini

E arrivó sua maestá il calcio che, anche a queste latitudini, si dimostra sempre un´occasione di human-watching straordinaria. Qui é "EM", acronimo di Europameisterschaft, e a Berlino qualunque nazionalitá é rappresentata: dovesse anche capitare un Mongolia vs. Isole Vergini, scommetto che ci sarebbero frotte di mongoli ululanti e virginee bandiere vendute ad ogni Kiosk.

Il battesimo ´di quest´anno l´ho avuto con Germania vs. Portogallo, seguita mollemente adagiata sul mio divano padano, godendomi una pizza napoletana e i commentatori nostrani. I commentatori crucchi centellinano gli sforzi vocali, di norma si lanciano in litanie di nomi 8anche abbastanza monotonamente) e ogni tanto inseriscono qualche verbo. "Hummels...Özil...passaggio...Gomez".
Quasi un interminabile appello, oppure come se il nastro della cassetta del corso di fonetica si fosse inceppato. Perché, in effetti, per i nostri cronisti sarebbe preferibile che Schweinsteiger non toccasse mai palla, e che Mertesacker rimanesse abbonato alla panchina.
(Giustamente, quello spirito libero di mia mamma mi ha fatto notare la quasi omofonia con "sache de merda", quasi una variazione sul tema. Mio papá, invece, spirito numerico, almanaccava sul fatto che un Müller nella squadra tedesca c´é praticamente sempre, mentre da noi di Rossi se ne sono visti solo due. Vagli a spiegare che, tecnicamente, dovremmo avere dei Ling o dei Russo in maglia azzurra...).

Per par condicio calcistica, ai cronisti crucchi tocca destreggiarsi fra un Ghiaccerini (Giaccherini) e un temibile Bazaghli (Barzagli). Per non parlare dell´infiltrato di don Giussani, il calvo Ciellini (Chiellini). Ma, si sa, gli -ini qui piacciono, sará che fan rima con cappuccini, Martini e tortellini. (Qualcuno sa che il mio cognome qui da Franchina é imperscrutabilmente diventato Fuccini, quasi lirico).

Ritornata all´ombra del muro, la prima dell´Italia l´ho vista alla Kultur Brauerei, ex fabbrica di birra ora riadattata a centro culturale. Tra ispanici e italici, B. (fra i pochi crucchi presenti), schockato dali decibel circostanti, mi ha giurato che se mai ci sará un Italia vs. Germania, non la vedrá mai con me.

Dopo il salomonico pareggio iniziale, ieri sono stata, invece, alla universitá Humboldt, facoltá di veterinaria, per assistere al trionfo dei nero-rosso-oro (guai a dire che nelal bandiera c´ é il giallo) sugli Oranje. Una specie di garage attrezzato con maxi schermo e bar autogestito: birra e wurstel, i pilastri della felicitá teutone, erano disponibili per tutti, la cassa aperta e incustodita. Eppure solo al tintinnio delle monete la gente si serviva. Inutile riflettere che la scena era perfettamente tetesca, per quanto mi riguarda, tanto che per dispetto avrei nascosto la cassa, perché si rendessero conto che l´onestá, specie in tempi di crisi, potrebbe diventare merce rara.
(Del resto, io ero stata rifornita di salsicce nemiche, importate direttamente da un collega polacco, chiara istigazione alla sobillazione).

Osservare il tifo quando non si ha preferenza alcuna per le squadre in campo é antropologicamente piú che sfizioso. Ho cominciato a masticare qualche coro, tipo "Auf geht´s, Deutschland, Deutschland schieß ein Tor" (forza, germania, germania fai un goal"). Se la tifoseria italica si prodiga (io per prima) in manuali di coprolalia, la parola piú ricorrente fra i crucchi é "Jawohl!" a sottolineare ogni azione positiva dei loro beniamini (purtroppo per loro, con una eco da passo dell´oca), e "Scheiße!" (e potrei lanciarmi in una dissertazione fra la predilazione del concime a queste latitudini, e la nostra decisamente piú per gonadi e dintorni).

Ed oggi giá sono pronta per scoprire il patriota che di norma in me é sopiterrimo. Chissá chi la spunterá nel girone cattolicissimo (mancherebbe solo la Polonia a completare l´Armata Christi). Intanto, essendo la mia capa croata, spero che chiuda un occhio se oggi non mi sottopongo agli straordinari, che qua in realtá sono routine.  

Scontato che la maggior parte dei locali tiferá contro: non hanno nemmeno tutti i torti, viste le recenti notizie. Tuttavia, a dar particolarmente fastidio ai probi germanici é che noi siamo "Schauspieler" (attori). tanto é vero che i supermercati Real hanno giá trovato uno spot pungente:

"Falls Italien heute wieder Schwalben macht, findet Ihr bei uns auch Vögelfutter"

ovvero: se oggi l´Italia fa ancora "la rondine", da noi trovate mangime per uccelli. "Fare la rondine, infatti, significa anche tuffarsi, ossia simulare.

Purtroppo per loro, una rondine non fa primavera, difatti il cielo é color ghisa.

domenica 10 giugno 2012

Propongo un test di idoneitá per tutti i passeggeri Ryan Air. Da navigata pendolare della tratta Ber-Ber (Bergamo-Berlino) e Ber-Resto del mondo, anche stamattina ho dovuto cimentarmi in virtuosismi da Giobbe.
L´orario di imbarco é improbo: 6 di mattina, con l´umiditá del recente acquazzone notturno che ancora avvolge Cittá Alta. Come sempre, la mia toccata & fuga é servita anche a far rifornimento di vettovagliamenti: il mio fido zaino ha ingurgitato del grana, delle piadine, del crudo...Qualcosa resterá a me, pegno d´amor patrio, qualcos´altro in slanci di generosit´di cui poi mi pentiró é giá stato destinato a crucchi vari ed eventuali, sperando smettano di sbafarsi ravioli e insalata e pasta col ketchup.

Dribblo bivacchi umani, ringraziando mentalmente il buon O´Leary, che l´aeroporoto me l´ha piazzato fuori casa, carta di identitá e biglietto in tasca, e via nel serpentone per il check in. E qui giá comincio ad avvertire una certa insofferenza per il genere umano: scolaresche di soli punk che devono passare nudi integrali per non far impazzire il metal detector, infiniti dialoghi tra guardie solo bergamascofone e turisti solo ugrofinnofoni, sciure disperate perché scoprono di non poter portare la casöla a bordo, a meno che non la iofilzzino (?). Io ormai la merce liquida me la faccio spacciare solo via posta e da quei pochi, danarosi viggiatori con bagaglio in stiva al seguito. Fido sa bene puó allungarsi quasi quanto vuole, ma che deve mantenere un giro vita snello, per non incastrarsi nei misuratori di bagaglio a mano. C´é ch, invece, piú che valigette o zaini ha al seguito delle vere e proprie bare, chi ha probabilmente biancheria intima in acciaio inox e qualcunoc he si presenta cellulare in tasca, catenazza al collo, anfibi chiodati e succo di frutta bio e poi si impermalosisce perché gli tocca farsi palpeggiare da uno sbadigliante addetto alla paletta che fa "bip".

Passata la selezione ll´ingresso, é il turno dell´attesa.e. Il numero delle sedie non é assolutamente proporzionale a quello delle membra da riposare, e ancor meno se si tiene conto di alcuni fondoschiena XL e di chi mentre aspetta l´imbarco banchetta lautamente, . A Bergamo nonc i si fa mancare nulla: una mastodontica macchina impasta anche la pizza davanti agli occhietti di chi infila i 5 Euri richiesti, ad ogni ora del giorno e della notte, e qualcuno riesce sempre ad esumare da chissá dove una tovaglia, disponendo sulle sedie vicine panini, piadine, crackers e prosciutti.

Guadagnato il mio pugno di centimetri quadri sul pavimento, mi lascio cadere in una soporifera dormiveglia. All´orecchio mi sibilano le solite, trite lamentele di chi scalpita in piedi in coda 45minuti prima dell´imbarco previsto, trascinando come minimo due borse di "eventuali acquisti aeroportuali", una secca di sigarette duty free di traverso nello zaino e un´aurea di profumo di marca sornionamente spruzzato mentre la commessa del duty free di cui sopra girava lo sguardo.

Ma oggi la mia pazienza ha dovuto superare se stessa. Ero la quart´ultima della fila, e davanti a me arrancava una coppia di trentenni, lui 1,70 scarsi, crine rasato, abbronzatura oleosa e sguardo pure, lei soppracciglio completamente estirpato e sostituito da un sinuoso, giottiano tratto di matita corvina. Non paghi di non essere tassati per l´evidente intralcio alla transumanza dei passaggeri che avrebbero  causato per la loro volumetria oversize, i due colombelli avevano audacemente ignorato i cartelli in 14 lingue, gli annunci, i moniti via email della Ryan Air, e anche la elementare norma dell´emulazione da branco, del fare esattamente ció che tutti gli altir intorno a te fanno, il principio motore del mondo. Avevano piú di un solo bagaglio a testa. Dal carnoso braccio di lei pendeva una borsa fiorata extra, di quelle che potrebbero tranquillamente essere usate per un sequestro di persona. 

Al fatidico momento di vedersi strappato il biglietto per l´imbarco, l´occhio sotto la riga giottiana si impietrisce: "ah, che bella cosa". Lui, premuroso, prova a parlamentare, poi si inalbera. "ma non é  possibile, e dove li mette i documenti?" Si tirano a lato, cercando di ficcare l´elefantiaca fiorata in uno dei due trolley, entrambi bitorzoluti e pericolosamente in procinto di scoppiare 

Balzello oltre di loro e mi isso sul pullmino che ci traspoterá per i 50 metri netti che ci separano dall´áeromobile. E li l´odio cresce, cresce ad ogni molecola di ossigeno consumata dai passeggeri, ingabbiati lß´no nelle costole dell´altro, un tetris di aliti mattutini, taluni nurtriti (di norma, di focaccia all´aglio, per uno spuntino leggero e gustoso), tal altri dal vago sentore di succo gastrico che lavora a vuoto. Inveisco contro la natura matrigna che non mi ha fatto piú alta della media degli astanti, invidio terribilmente il crucco che, con ieratica calma, aspira aria meno pestifera una spanna sopra tutti noi, boccheggianti e sudaticci, del resto si é in pianura padana a giugno.

Non ho un orologio, ma un irato padre di famiglia con pargoli lagnanti al seguito scandisce i minuti del nostro supplizio: alla fine saranno circa 25, quelli necessari a lui&lei per tornare al banco del check-in ed imbarcare uno dei trolley.

Nei 50 metri di traversata in pullman, ancora mugugnano contro la disumanitá delle hostess bluvestite, contro l´impietosa legge del low cost, mincciando di appellarsi al tirbunale de L´Aia e giurando che non prenderanno mai piú un volo Ryan Air. Almeno.
Deglutisco  fatica, l´aria´´e ormai pesante. Vorrei sbraitare "e allora pagta 3 volte tanto e portaevi anche una borsa frigo e un alano sottobraccio".

Invece no, so che una volta a bordo dovró tornare atarassica per non ridurre a sushi coppie che vogliono assolutamente sedersi vicine, quelle ch enon ce l´hanno fatta e quindi si soffiano baci tra un sedile e l´altro, quelli che se il lo zainetto é a piú di 10 metri da loro hanno un attacco cardiaco, quelli che zompettano mezz´ora, indecisi tra posto finestrino, posto in mezzo e posto corridoio, per poi prodursi in litanie quando gli tocca sedersi dove capita, quelli che fanno i brillanti con qualche hostess meno sbattuta delle altre, quelli che ponderano mezzo viaggio se spendere o no cifre folli per un panino di plastica e pretendono di comprarlo a 4 minuti dall´atteraggio, quelli dotati di cuscino anticervicale, copertina da viaggio, mascherina per dormire, boule dell´acqua calda, miniventilatore, tablett ultrapiatto con ninna incorporata,  borraccia di titanio e sorriso serafico, i superaccessorriati, gli olimpionici della calma, coloro cui niente e nessuno al mondo potrá mai render la luna storta.

Ho perso di vista la coppia della fiorata, ma spero che almeno uno shampoo in valigia abbia deciso di immolarsi, o che una rotella del trolley l´abbia fatta finita, o almeno che l´apparato pilifero della senza sopracciglia decida di emulare Elio delle Storie Tese, senza che lei abbia una pinzetta néi mmagini che sia venduta anche a queste latitudini.