martedì 1 settembre 2015

Di scivoloni linguistici


Volksetymologie o, piú nostranamente, paraetimologia, é l‘altisonante termine tecnico con cui si designano i tentativi di dar significato ad una parola sconosciuta ricorrendo alle conoscenze che giá si hanno. Per quanto mi riguarda, quando mi metto a scrivere (o dovrei dire digitare?) in tedesco, significa compitare correttamente quanto appreso per tramite delle orecchie, spesso ingannevoli e malandrine Di solito basta il correttore automatico di Word per evitarmi il busillis, celeberrimo progenitore degli erroracci (in diebus illis, bisogna ammetterlo, il T9 non ce l’avevano). 

Ma, alle volte, illusa di saper ormai padroneggiare gli arcani della teutone lingua, mi avventuro impavida a scrivere mail ed sms senza dar ascolto alle sagge precauzioni dell’era digitale. E finisce, spesso, che scrivo cose che rispondono a quanto udito alle mie orecchie, e soddisfano anche i miei occhi, ma non il criterio di correttezza. 
Qui un elenco casuale (e sicuramente parziale): 

-         - Strebergarten al posto di Schrebergarten:
trattasi di piccoli giardini (o Kleingärten) raggruppati in una area detta “Kolonie”, i cui proprietari vivono in abitazioni separate, non attigue. Sono usati come zona di ricreazione, convivialità e pratica del pollice verde. Ora, il termine corretto è “giardino di Schreber”, dal nome del presunto inventore (anche se la paternitá è incerta). Nel mio cervello, tuttavia, il quasi omofono “Streber” ci sta benissimo: Streber è il “secchione”, colui che si sforza, ergo per me si tratta dei giardini dove chi di solito lavora di schermo e tastiera si rifugia in una novella unione col sublime della natura. Mi sbagliavo, ma l´idea continua a piacermi, e si sa mai che la proponga all´accademia della crusca tedesca;

-          Tunhalle al posto di Turnhalle
    la palestra. “Turnen”, a mia insaputa, è il verbo specifico del “fare sport in palestra”. Adesso che ve l´ho svelato, il gioco è fatto. Ma per me, anche “la halle dove si fa”, derivato da “tun”=fare, non faceva un(a) piega(mento);

-          Schweinachse al posto di Schweinhaxe: anche qui, se sapete che “Haxe” è lo stinco, come chiamare uno dei fiori alll’occhielllo della gastornomia bavarese risulta un gioco da ragazzi. Io l’ho sempre chiamato “l´asse di maiale”, che se ci si aggiunge una infida L in fondo, diventa l’ascella di maiale. E non sono sicura che anche quella non sia molto gradita da queste parti;

-          Kickererbsen al posto di Kichererbsen: i ceci, che io mangio alla turca come snack , ricoperti di cioccolato. Ebbene, la corretta grafia ricalca l’originale latino “cicer”, che da queste parti pronunciano “zizer” (avete mai sentito parlare di Marco Tullio Zizero?) oppure “kiker”. Io ci ho messo del mio e li ho ribattezzati i piselli (erbsen) del calciatore (kicker);

-          Brüste al posto di Bürste
    esistono tutti  e due, il primo significa seni (il plurale di Brust), il secondo spazzola o spazzolino. Ecco, io mi sono proclamata soddisfatta poiché l’igienista dentale mi ha pulito i denti con “Brüste” e non piú coi malefici laser. Il problema é stato poi spiegare ad un crucco la storia della Minetti.

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