Dal
giorno del mio saluto al suolo patrio, ogni estate coincide con un pellegrinaggio
piú o meno lungo nella terra degli avi. Sciacquo compunta i panni al Serio,
zompetto bucolicamente per i campi concimati della Bassa Bergamasca, rendo solenne
omaggio a Cittá Alta. Ma soprattutto, mi sottopongo alla cura all´ingrasso
sotto l´implacabile direzione materna, irrinunciabile rito che sancisce la mia
lealtá gastronomica al Belpaese.
Ovunque io veleggi (tappe previste: la perfida
Albione e la terra degli zoccoli arancioni), nel mio dna é iscritto che le Alpi
son le colonne d´Ercole culinarie, non importa quanto succulenti siano i
Maultauschen o quanto mi piaccia la cucina viet: e il rientro agostano- come
quello natalizio- rinnova questo imprinting a suon di carboidrati, formaggeria varia e salumi.
Il
risultato, senza troppi rimorsi, é uno strato di tenero adipe per affrontare
l´impietoso inverno della DDR. Quello che mi piacerebbe poter chiamare „Sitzfleisch“,
ovvero „carne per sedersi“. Ahimé questo vocabolo ha ben altro significato,
perché il carneo strato serve ben piú alti scopi: chi ne é dotato, persevera
strenuamente in attivitá noiose o spiacevoli. Insomma, il fondoschiena da noi é
simbolo di fortuna, qualcosa che capita senza che lo si meriti o lo si
cerchi. Per i teutoni, invece, indica
caparbia determinazione, é un cuscinetto che si costruisce stringendo i denti.
E sulle proprie carte ci si resta anche a costo di nutrirsi di soli ravioli in
lattina o Studentenfutter, letteralmente il „mangime per studenti“, un
pacchetto con un mix di noccioline, frutta secca, uvetta.
Del
resto, chi in Germania „ha culo“, in realtá ha „un maiale („Schwein haben“),
forse perché cosi´anticamente si chiamava l´asse nelle carte, o forse perché
era il premio per chi perdeva ai tornei medievali.
Come
al solito, meditando a tempo perso, insomma „a naso“ (senza tirar dritto, come
significa per i crucchi), finisco per arenarmi nelle croci et delizie del
Kauderwelsch. Anche questa é una parola non letteralmente traducibile, una di
quelle gemme che tocca capire e poi importare cosí com´é, oppure parafrasare.
Il Kauderwelsch é un linguaggio ibrido, il creolo di chi mischia svariate
lingue e pronunce. „Welsch“ é un antico termine per indicare le lingue romanze,
e „kauder“ il desueto per „venditore“.
A onor del vero, pare siano stati
i mercanti nord italiani in giro per l´Europa i pionieri del Kauderwelsch,
per cui se continueró a blaterare in formato Google Translate, irriverente ad ogni manuale di dizione, grammatica e lessico, sapró di aver avuto laboriosi
antenati, dotati di gran Sitzfleisch.
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