Il lusso del dottorando é che è un
po´un Michelasso: mangia, beve e va a spasso. In combinazioni diverse e ordine
sparso, e con il ciclico blocco dello scrittore, quando si contempla l´opzione
di farsi monaco in Tibet, o il giro del Guatemala in autostop, o di riciclarsi
come modella per taglie comode in Thailandia piuttosto che fissare per ore i
pixel tremolanti dello schermo che dovrebbero tramutarsi in tot battute, pagine
etc.
Zompettando fra un dubbio
esistenziale e l´altro (talvolta si chiamano “conference papers”, talvolta “capitoli
da strutturare”, con la primavera anche “ma perché di nuovo un crucco?”), devo trovare qualcosa
cui aggrapparmi, una parvenza di progresso nel mio bagaglio di saggezza. Del
resto i 30 sono ancora a distanza di sicurezza, ma è una distanza che si
sgretola fin troppo in fretta e vorrei arrivarci proclamandomi “weiser”.
Da non confondere con il quasi omofono
“weißer”, che invece mi farebbe ancor piú muso pallido di quanto non sono,
visto che “weiß” è bianco. La saggezza è la “Weisheit”, ma per ovviare a qui
pro quo dal sapore eugenetico, per il biancore si opta per “Blässe”. Imparato
naturalmente sul campo dato il mio rapporto problematico con i libri di
grammatica: informando un amico di una lettura serale, ho concluso sperando che
mi “rendesse piú bianca”. L´amico in questione, con l´unica scusante di essere
un valligiano svizzero e quindi di parlare un tedesco tutto suo, non ha salvato
la situazione augurandomi di essere Waise, altro quasi omofono ma che sta per “orfano”.
Bianco, peraltro, è il colore che
la fa da padrone in qualunque menú della Bundesrepublik da aprile a giugno,
dalle bettole ai ristoranti che se la giocano per le stelle Michelin. È la
Spargelsaison, il trionfo dell´asparago bianco coltivato sul patrio suolo,
orgoglio nazionale al pari delle bionde (birre e non), delle salsicce e dei
crauti. Non ce n´è, manca solo che lo intingano nel latte a colazione e poi è onnipresente.
Per cui, sappiatelo: un invito a cena da ogni buon crucco che si rispetti
prevederá una massiccia dose di asparagi, serviti in una burrosissima “sauce
hollandaise”, come contorno alla carne o in zuppa, ma insomma sono variazioni
sul tema. Per svignarvela potreste sempre sfoderare l´asso dell´ignoranza
linguistica, come- senza consapevolezza- feci io a suo tempo: Spargel è praticamente
come Spargeld. Per cui, per me, era la stagione dei risparmi da mettere nel
salvadanaio.
Ahimé al cambio stagione i soldi
tocca un po´spenderli, quando il sole finge di far capolino e promette di
rispettare, prima o poi, il calendario. Cosí ci si piega allo shopping per
vestiario, e la mia nuova conquista linguistica è lo splendido composto
teutonico “Schaufensterpuppe”. Eh sí, perché il manichino è una “bambola per la
vetrina” e la vetrina, a sua volta, è una “finestra per guardare”, ergo il manichino é una "bambola per la finestra dove si guarda". Le finestre
ordinarie, si sa, non son fatte per sbirciare, per questo sono di solio senza tende, perché il rispettoso crucco non
oserebbe mai buttar l´occhio e fare del voyeurismo.
Beandomi di qualche raggio di
sole traditore, ieri sera sono uscita in versione primaverile hardcore e sono
stata punita. Ovviamente ha piovuto giusto mentre ero in sella e ho sorbito la
mia birra serale fra un singulto e l´altro. Ma non tutto il male vien per
nuocere, come dire “singhiozzo” ancora mi mancava: “Schluckauf”, ovvero una
interruzione del normale processo di deglutizione.
Ma la vera perla di saggezza,
quella che segna un piccolo, ma ragguardevole traguardo nel percorso della
conoscenza è la varietá linguistica per indicare una sturalavandini. Saró pur
prosaica, ma è uno strumento che puó sempre tornare utile. Un sondaggio fra
amici e conoscenti ha diffuso il panico: ognuno aveva una sua versione per
chiamare l´aggeggio, e nessuno sapeva esattamente se la sua versione fosse
canonica o solo dialettale. Un consulto incrociato e un click sui wikipedia
hanno ristabilito una parvenza d´ordine, per cui se vi infilate da Rossman
potete chiedere senza timore un Plömpel. Meno colloquiale è il Saugglocke, la
campana che risucchia, ma una commessa scrupolosa potrebbe portarvi una ventosa
per ostetriche, che si chiama allo stesso modo. In tal caso, chiedetele un
Klostampfer, marcando bene “Klo”, perché altrimenti vi recapiterá uno
schiacciapatate. Infine, per andare sul sicuro, sfoggiate la versione piú
descrittiva, prendete fiato e reclamate un “Haushaltssaugglocke”
Armata di una "campana succhiatrice per le faccende
domestiche", niente piú puó intimidirmi, e speriamo che serva a sturare anche il groviglio a livello di sinapsi.
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