Vittima di un´ondata di fancazzismo
piú pervicace del solito, in questi giorni zompetto qua e lá per il web e leggo
una serie di schermaglie tra “expats” e “non expats”.
Chi parte e molla il suo Paese é un
codardo; chi non parte e resta dove é nato é un codardo; chi dichiara di non
avere nostalgia di casa é un bugiardo; chi resta non ha diritto di giudicare
chi parte Ci sono gli expats che sostengono di schivare sistematicamente I compaesani
per non rischiare di compromettere il loro processo di “going native”; e quelli
che non lasciano l´Italia e si inalberano se partono fuoch incrociati contro le
patrie elezioni dai social network degli expats.
Mah.
Semplicemente, non potremmo essere
liberi di stare od andare, fermarci, ripartire, ripensarci, senza dover sempre
e per forza giustificare una mossa? Ci pensano comunque confini, scartoffie e circostanze varie ed eventuali a randere
l´una o l´altra opzione non cosí semplice come potrebbe essere in un mondo
ideale.
Io mi dico che se fossi restata dove
sono casualmente venuta al mondo, forse ieri non avrei sputato la torta ai
fagioli rossi dell´amica cinese, non avrei cominciato a biascicare in un pidgin
che neanche io capisco e nemmno mi sarei ritrovata esperta consulente
gastronomica. O magari anche sí, chissá.
Il fatto di essere partita non mi rende né piú audace né piú egoista di
altri, o almeno cosí la vedo io. Certo che quando torno riempio lo zainetto del
bagaglio a mano con grana padano e merendine Mulino Bianco, e anche io a
secondo delle lune e del personaggio che voglio inscenare mi lusingo o mi
irrito se mi scambiano per una crucca. A casa tutto ha un sapore piú buono e le
persone sorridono di piú; a casa tutto
funziona peggio e le persone cercano di fotterti appena ti giri; a casa
mangiano salsicce pallide per colazione e la mia squadra ha vinto la Coppa del
Mondo.
Cos´é “casa”, se non il guscio di affetti, abitudini, preferenze della
tartaruga che siamo, ognuno a velocitá diverse, chi si muove per terra, chi per
mare e chi proprio non si muove?
E alura?
E alura a ´l sares po a ura de metes
a dré.
Mi sa che tocca fare la casalinga,
qui come lí: la festicciola di compleanno sino-italica di ieri ha lasciato
piatti e bicchieri da lavare e la lista dei to do giace sempre e comunque
inevasa sul tavolo.
Mi riprometto di confidare I miei voi
pindarici al primo orecchio paziente stasera, mentre si berrá cognac kirghizo e
acqua calda á la chinoise, sgranocchiando succulent tocchetti di tofu oleoso e Kartoffelnsalat, imprecando perhcé i figli dei colleghi frignano contemporaneamente in russo, arabo, mongolo e dialetto sassone.
Tutto va bene, purché F., la cinese, riproponendo la sua fantomatica torta di mele, si ricordi
che sostituire lo zucchero col sale non é una buona idea, anche se a loro ci
piace poco dolce.
Nessun commento:
Posta un commento