Immaginate il commento che toni funerei ha preso
quando l´Italia ha fatto l´impensabile. E subito dopo, ci è volata della birra
addosso. Cercavamo disperatamente altri azzurri, e quando finalmente ce ne
capita uno, gli urliamo di unirsi a noi. E questo “wie bitte?” “ah, io sono di
Suditrolo, ma sono pienamente italiano”.
No comment.
Al ritorno ho dribblato facce torve ch imprecavano
contro gli scheiße-Spaghettifresser (merda di mangia spaghetti) e qualcuno ha tentato di dare fuoco alla mia collanina verde-bianco-rossa, ma poi in
ufficio è stato il tripudio: avevo ancora sottopelle le bandierine disegnate
con make up da quattro soldi, rimediato a fatica.
Ma di blog che parlano diffusamente
dell´incattivito tifo crucco ce ne sono fin troppi.
Preferisco zompettare alla pseudolinguistica, che
ogni volta mi dá sapide soddisfazioni.
Eh sí, perchéil mio vocabolario si è arricchito di
due preziosissimi lemmi
-
Beischlaf:
ci sono incappata leggendo dell´ormai leggendaria impresa di due turisti
all´ombra di Dante, a Firenze. La parola è abbastanza antiquata,
corrisponderebbe al nostro “atto sessuale”. Ma la sua bellezza intrinseca è che,
alla lettera, significa “ció che si fa vicino al sonno”, come un´attivitá in prossimità
(sia di luogo che, spesso, di tempo) a quella del dormire.
-
Stuhlgang:
questa, invece, è frutto del mio perenne ad-watching quando mi capita di
prendere i mezzi. Quando i passeggeri non riservano piú sorprese, indugio
volentieri su ogni cartellone pubblicitario, slogan e volantino. E cosí quando
un poster mi cheideva perentorio se avessi problemi “andando alla sedia”, ho
scoperto come dovrei rivolgermi a farmacista qualora avessi bisogno di un
lassativo.
Come sempre poco pungenti, ´sti teutoni: anche
nell´insultare l´italica razza non trovano molto meglio del solito corredo di
pizze e ometti baffuti sotto l´1,80. In un altro capitolo mi piacerebbe
descrivere la mia lezione di italianità tenuta ad un compleanno: i gesti
italici.
Ma la lista dei to do´s incombe.
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