mercoledì 25 gennaio 2012

seduzioni grammaticali

Grammatica : l´odioso passaggio obbligato per chiunque voglia imparare qualunque lingua. Ho sempre provato a dribblarla, a farle l´occhiolino per poi fuggire a gambe levate. Ma, prima o poi, come un monello disubbidiente, si deve tornare da lei, cospargersi di cenere e piegarsi all´ineluttabile.
Ecco perché frequento un corso di crucco, il responso del test d´ingresso come da pronostico : quando si tratta di capire, farsi capire e comunicare, in qualche modo il moi frullatore cerebrale riesce sempre a cavarsela, al netto di brutte figure dovute alla mancanza di qualunque filtro censorio.

Chi mi conosce ha giá un abbeccedario delle mie figuracce oltreconfine.
In inglese, ormai secoli or sono, ho dichiarato che un « blowjob » sarebbe stata un´opzione per pagarmi gli studi universitari (pensavo si trattasse di un lavoro temporaneo, senza aver indovinato di che settore merceologico si trattasse), in spagnolo ho insistito per dormire nello stesso « letto » di un amico, convinta che « cama » fosse la nostra « camera », in polacco ho raggelato i brindanti del nuovo anno mandandoli volgarissimamente al diavolo anziché augurare un felice 2010 (complice un buontempone che si era fatto gioco della mia ignoranza).
In wursitsch ho giá all´attivo qualche chicca, come l´aver ordinato delle “palline anti-tarme” al ristorante, aspettandomi dei succulenti gnocchi bavaresi (scherzone dei miei coinquilini), aver scioccato una coppia di sensibilissimi gay dicendo loro che « non ne potevo piú di ste checche » (avrei voluto lamentarmi dell´afa, ero in Italia), o aver liquidato un rompiballe, al solito convinto che noialtri sudici si sia saccottini ripieni d´amore, dichiarando che « mi sentivo una puttana » (mi sentivo, in realtá, un puffo).

A volte, tuttavia la grammatica riesce anche ad affascinarmi. Per qualche minuto, é vero, ma ci tenevo a renderle un umile tributo, si sa mai che mi grazi e decida di comunicarmi per osmosi le enigmatiche regole sottese all´uso del congiuntivo o che so io.


Il crucco ama i prefissi: particelle che in fronte ai verbi ne alterano completamente il significato. Ma chi sa di cosa sta parlando, condividerá l´odio cordiale per i prefissi mobili, ovvero di quei verbi che si separano o riuniscono a secondo del tempo verbale o a secondo che si tratti di una frase principale o di una subordinata. Mark Twain non riuscí mai a instaurare feeling con quelle dannate sillabe che finiscono in fondo a periodi lunghissimi, tanto da scriverci un intero libro.

Con la mia puntigliosa studentessa Gudrun, ho affrontato l´affascinante tema dei modi di dire italici con i colori (« essere al verde », « mosca bianca » etc), e nella conversazione si é slittati sul « principe azzurro », con buona pace delle 50 e passa di lei primavere. In sunto, la sua posizione era : « io posso anche innamorare un criminale, ja ? anche un uomo grasso e brutto. io penso che importante é Verführung, ja ? »

Führen, Adolf docet, é « condurre, guidare ». Il prefisso « ver », fra i tanti suoi giochi di prestigio, indica qualcosa di negativo, un verbo il cui risultato finale é in qualche modo diverso da quanto ci si aspettava. Quindi, « verführen » é « distogliere dalla retta via, impedire l´arrivo alla meta prefissata ». Piú profanamente, quanto la mia dolce  pupilla intendeva, era « sedurre». Qualcosa che, di solito, uno tenta quando si « verlieben », cioé si innamora. Che, anche lui, comincia per « ver ». Che sia anche innamorarsi un perdere di vista il traguardo fissato ? Fra tutti questi prefissi, non posso far altro che « verlaufen », cioé perdermi, e lasciarmi sedurre, in attesa di innamorarmi anche della grammatica.

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